Martedì 10 aprile dalle 11.00, in Auditorium S. Croce a Treviso, si è tenuta la conferenza “Interferenci
Interferenze lessicali
È stato trattato il tema della traduzione dei regionalismi e commentata la traduzione di Ana Poljak. Il professore Bartolotta ha introdotto come un traduttore debba tenere in considerazione il piano dei contenuti e quello della forma e delle scelte linguistiche. Analizza anche “los prestamos dialectales”. Dimostra che converge nella traduzione la difficoltà di tradurre le forme dialettali: avvicinarsi all’originale per imitazione falsificherebbe il testo. È importante conoscere le sfumature del pensiero di una lingua e tradurre cercando sempre di mantenere l’idea di ciò che si vuole esprimere.
ECCO ALCUNI ESEMPI DI COME SONO STATE TRADOTTE ALCUNE PAROLE O ESPRESSIONI:
- “gebbie” in dialetto siciliano significa ‘cisterne’ dunque indica un qualcosa che CONTIENE acqua. È stato tradotto in spagnolo come “acequias” che però indica un piccolo canale che CONDUCE acqua (non la contiene).
- “prese in malaparte” dal dialetto allude ad una persona che se la prende; in spagnolo è stata tradotta come “[…] causó desgrado”. Sicuramente meno fedele di come sarebbe stato l’uso del verbo “enfadarse”.
- “gioia mia” è un’espressione molto usata in dialetto per dirigersi ad una persona verso la quale si prova affetto; in spagnolo è stata tradotta come “gloria mía” che in realtà non è idiomatica. Sarebbe stato più opportuno utilizzare “vida mia”, ad esempio.
Come visto negli esempi precedenti, la traduzione non sempre è fedele e spesso è molta la difficoltà di trovare la parola giusta che esprima il significato iniziale nel contesto.
Per questo motivo studiare una lingua non significa solo conoscere la grammatica e avere un bagaglio lessicale ricco. Apprendere una lingua vuol dire conoscere il modo di pensare dei parlanti, conoscere la cultura, mettere in pratica l’uso della lingua. È un “mix” di tutti questi elementi. Studiare una lingua è MIXLANGUAGE.